David Foster Wallace e la Matematica dell'infinito

Tratto dal numero 95 di Lettera matematica pristem, tutto dedicato allo scrittore statunitense David Foster Wallace, presentiamo l'articolo di Roberto Natalini che proprio ci racconta della contaminazione tra l'opera di Wallace e la Matematica.

 

Molti matematici definiscono la Matematica come la scienza delle strutture, per cui non sorprende il fatto di scoprire strutture matematiche più o meno ovunque. Ma se la Matematica è di fatto onnipresente, quando si affronta la narrativa così ossessionata dalle strutture di David Foster Wallace diventa necessario selezionare strutture significative, piuttosto che forme semplicemente casuali. Wallace ha provato a usare la Matematica per creare qualcosa di nuovo nelle sue opere, tuttavia il suo non è stato un approccio sistematico. Sebbene ci siano all'interno della sua opera allusioni a forme matematiche, come in Verso Occidente dove c’è un movimento simile a quello immaginato da Zenone, in costante avvicinamento ma che non raggiunge mai il punto zero di destinazione, Wallace ha affermato di essere soltanto "un tizio con un interesse amatoriale medio-alto per la Matematica e i sistemi formali. Ha sempre detestato (con gli scarsi risultati che ne conseguono) qualsiasi corso di Matematica seguito nella sua vita, con una sola eccezione, peraltro estranea al suo curriculum universitario". Ciò nonostante, si vede in alcune sue interviste come la Matematica fosse per lui da una parte un artificio retorico e dall'altra una distinta espansione del suo già variegato lessico che aiutava a differenziare il lettore comune dal lettore con una conoscenza della Matematica sufficiente per riconoscere che i riferimenti alle funzioni iperboliche, alle trasformazioni di Fourier e post-Fourier, e altre discussioni dettagliate, non sempre avevano un significato reale. Allo stesso tempo Wallace considerava la Matematica come una delle più grandi imprese culturali dell'umanità ed era interessato, a un livello più profondo, alla Matematica come a un linguaggio capace di descrivere e trasmettere idee belle e difficili, una specie di serbatoio capace di fornire dei principi narrativi, a volte nascosti, per le sue narrazioni.

 

Qui il seguito dell'articolo