Due lettere tra Mauro Picone e Guido Ascoli

Pubblichiamo due lettere dalla corrispondenza tra il matematico Guido Ascoli (1887-1957), ordinario di Analisi (prima a Pisa e poi a Milano) dal 1932, quando abbandona l'insegnamento medio per quello superiore, e l'ex collega normalista Mauro Picone (1885-1977), ordinario di Analisi (prima a Napoli e poi a Roma, dove nel 1932 aveva sostituito Vito Volterra (1860-1940), che era stato appena radiato dall'Università di Roma per essersi rifiutato di giurare fedeltà al regime fascista). Ascoli, di origine ebraica come Volterra, era stato invece radiato dall'Università di Milano nel 1938 in conseguenza delle famigerate leggi razziste.

Abbandonata l'Università, Ascoli si era ritirato con la famiglia in Piemonte e vivacchiava dando lezioni private e qualche incarico ricevuto dalla Comunità israelitica milanese, come egli stesso scrive a Picone il 23 dicembre 1941: «Quanto a me, in ottobre mi si è rovesciato addosso una mole di lavoro come non mi era mai capitato, a cui in novembre si è aggiunto un insegnamento privato ma di carattere superiore che mi è stato offerto dalla Comunità Israel.[itica] di Milano e per il quale mi reco là tre volte la settimana, con molta perdita di tempo; occupazione del resto non spiacevole e per cui avevo dato da settembre il mio assenso. D’altra parte sono tempi in cui ogni risorsa va messa a frutto.»

Picone cerca allora di dare una mano all'amico, sia stimolandolo a non abbandonare la ricerca e facendogli da intermediario con i matematici della Pontificia Accademia delle Scienze per la pubblicazione dei lavori scientifici, sia e soprattutto procurandogli qualche lavoro retribuito presso l'Istituto per le Applicazioni del Calcolo che nel 1932 era stato fondato a Roma presso il CNR e che Picone dirigeva. Picone aggirava l'ostacolo legislativo e il rigore della occhiuta polizia fascista facendo leva sui suoi allievi Carlo Miranda (napoletano ma docente allora all'Università di Torino), Aldo Ghizzetti (di origine torinese, ma vicedirettore dell'Istituto di Picone) e Luigi Amerio (milanese e allievo di entrambi).
Dopo l'8 settembre del 1943, Ascoli e Picone si ritrovano e la corrispondenza riprende alla fine della guerra con le seguenti due lettere.

Mauro Picone

Mauro Picone

[M. Picone a G. Ascoli]

Al Prof. GUIDO ASCOLI

Via Biansè, 21

TORINO

Roma, 24 settembre 1945

Carissimo Ascoli,

fui già, con grande gioia, tranquillizzato sul conto tuo e della tua famiglia, dall’amico Cassinis che incontrai al Ministero nel maggio scorso.

Ricevei poi i tuoi saluti dal Ghizzetti in una lettera da te a lui diretta qualche tempo fa.

Ricevo ora anche buone notizie tue e della tua famiglia dall’Amerio che, con grande piacere di tutti i matematici romani è tornato fra di noi, e dal Ghizzetti che ti ha visto costì.

Dirti quanto mi abbia soddisfatto il tuo ritorno all’insegnamento universitario e alla collaborazione alla scienza italiana mi pare inutile poiché è a te noto quale sia il mio attaccamento alle gloriose tradizioni universitarie scientifiche e italiane.

Molto dovremo lavorare, mio carissimo amico, nell’imminente periodo per riattivare la nostra produzione scientifica e quella dei nostri bravi scolari, poiché io penso che il primo passo nella riconquista della considerazione dell’Italia all’estero spetta agli scienziati e agli artisti italiani.

Di grandissimo conforto, perciò, sono stati per me i risultati recentemente conseguiti dall’Amerio, che egli ha già comunicato anche a te, i quali pervengono alla costruzione di quei sistemi completi di funzioni che ho tante volte indicato nei miei lavori, atti a fornire gli sviluppi in serie delle soluzioni dei problemi di integrazione delle equazioni a derivate parziali lineari, di qualsivoglia tipo.

Le trattazioni numeriche a cui abbiamo in questo Istituto sottoposti quei problemi, vengono oggi a ricevere dai risultati di Amerio, il desiderato fondamento teorico.

Il successo di Amerio fa sorgere in me le più ardite speranze sopra ulteriori fortunati sviluppi dei miei metodi di integrazione che, applicabili come sono anche alla integrazione dei sistemi di equazioni lineari a derivate parziali, mi fanno pensare che oggi l’analisi di queste equazioni sia pervenuta ad una svolta storica.

Sono sicuro che questo mio pensiero non ti farà sorridere.

Mi propongo di mettermi a tutt’uomo a lavorare in quell’indirizzo e a far lavorare i miei valorosi collaboratori, Caccioppoli, Miranda, Amerio, Ghizzetti, Fichera, ai quali spero possa aggiungersi un bravissimo giovane scoperto in questi giorni che si chiama Aquaro.

E posso sperare sulla collaborazione tua e dei tuoi scolari per questa svolta? Io mi lusingo che essa non ci mancherà.

Dovremo vederci per parlare a lungo al riguardo. Ed io mi propongo non appena le comunicazioni ferroviarie lo consentano comodamente e tu ne abbia il tempo di farti fare un viaggio a Roma, a spese dell’Istituto, per un tuo soggiorno di una durata sufficiente ad un proficuo scambio di idee per un programma di ricerche nel sopradetto indirizzo.

Nello stesso tempo della presente mi propongo di inviarti appena possibile l’ultimo gruppo di pubblicazioni dell’Istituto, riprendendo la spedizione dal punto in cui fu interrotta. Il gruppo non contiene la pubblicazione n.157 che ti ha consegnato il Ghizzetti, interessandomi molto di conoscere la tua opinione sull’argomento in essa trattato.

Ti prego di voler presentare i miei ossequi e cordiali saluti alla tua signora. E tu abbiti, mio caro Guido, un affettuoso abbraccio.

M. Picone

 

Guido Ascoli
Guido Ascoli

 

[G. Ascoli a M. Picone]

Torino, 18 Ottobre 1945

Carissimo Mauro,

per quanto avessi avuto già diffuse notizie sul tuo conto, le più antiche da Amerio, le più recenti da Ghizzetti, la tua lettera mi ha fatto moltissimo piacere. In questi tempi, in cui tanti rapporti, si sono per forza di cose allentati o distrutti, il tuo costante ricordo e la tua fedele amicizia, che fedele rimase anche nei tempi peggiori – e ci tengo a proclamare in ogni occasione, ad onore del tuo coraggio e del tuo retto sentire – sono per me di gran conforto. Molte cose negli ultimi anni, facendo forza al mio naturale ottimismo, hanno creato in me una grande disistima degli uomini, e specialmente di quelli che per altezza di ingegno dovrebbero essere anche esempio di dirittura e di carattere; e la partecipazione all’epurazione dell’Università di Milano, mettendomi a contatto con tante piccole e grosse vigliaccherie, mi ha dato il colpo di grazia. Per cui trovare tra gli ex-fascisti universitari una brava persona, che del fascismo in fondo, si è servito solo per mettere in opera una buona e bella idea che ha fatto e fa grande onore all'Italia, al di fuori e al di sopra di ogni settarismo, è una vera consolazione. Io sono stato lieto di sapere che la tua istituzione ha trovato anche nel nuovo ambiente politico quella considerazione che merita, e che in cima ai tuoi pensieri sta sempre e solo il pensiero di tenerla in piena efficienza e di avviarla a nuovi sviluppi.

Hai perfettamente ragione pensando che a toglierci dall’isolamento politico ed a rivalutarci di fronte al mondo varrà moltissimo il contributo scientifico che noi sapremo fornire; e per questo sarebbe urgente anzitutto ristabilire in pieno gli scambi culturali con gli altri paesi, e specialmente con l’America, dove certo in questi anni si è lavorato molto, anche per opera degli uomini di valore che vi sono emigrati. Per mio conto per quanto mi permetteranno le mie modestissime forze e le sfavorevoli condizioni di lavoro, non mancherò di collaborare insieme con i miei scolari a questo utilissimo compito; e perciò ti sono molto grato per la tua offerta nei riguardi dei nuovi indirizzi che ti proponi di seguire.

Ho visto Amerio a Milano solo una volta e per brevi istanti, essendo tutto preso da un impegno che, esulando dalle mie abituali competenze e comportando una gravissima responsabilità mi ha straniato per due mesi da ogni altro interesse; ma ho avuto subito la sensazione che con le sue ultime ricerche si aprisse una via molto fruttuosa sia sotto l’aspetto teorico che pratico; e la comunicazione assai precisa che egli mi ha poi dato per lettera dei suoi risultati mi ha pienamente confermato in questa idea.

È una trovata veramente bella, e capisco che egli pensi già, ad usarla in altri campi, come quello parabolico e delle equazioni di ordine superiore.

Credo di aver capito come questi nuovi metodi si inquadrino nella vostra precedente attività, ma ad ogni modo mi rendo conto che sui problemi che sarebbe più urgente risolvere porterebbero molta luce i colloqui cui tu gentilmente mi inviti. Purtroppo, mi è difficile pensare ad un viaggio in questo momento, tanto più che vorrei cogliere l’occasione di condurre con me la famiglia, per riprendere contatto con i parenti di Pisa, di Roma, di Napoli tutti fortunatamente salvi dopo gravissime traversie. I viaggi sono ancora penosi, e mia moglie, subendo certo il contraccolpo di tanti mesi di ansie, di pericoli e di strapazzi, traversa un periodo di grande depressione e non sarebbe il caso di farle affrontare ora nuove fatiche. E io stesso non sono poi floridissimo. Sicché penso che sarà una cosa per la primavera; però intanto potresti segnalarmi un primo elenco di questioni in corso di cui l'infaticabile Amerio non possa o non voglia occuparsi. Immagino che occorra anzitutto costruire effettivamente per singoli tipi di campi quei tali sistemi completi w nel modo più adatto per ottenere risultati semplici.

Attendo, appena saranno ristabilite pienamente le comunicazioni, le pubblicazioni dell'Istituto; esse mi sono state sempre preziose e inviandomele mi farai cosa estremamente grata. Non è neppure impossibile che possa mandarle a prendere per mezzo della “Montecatini”, come ho fatto per gli estratti della mia memoria della Pontificia.

A proposito di pubblicazioni, dissi già a Ghizzetti che desidererei saper qualcosa della nota: “Su di un'equazione funzionale” che gentilmente inviaste alla “Portugaliae Mathematica”; che se non fosse mai giunta potrei tenerla per qualcuna delle nostre Riviste. Non so l'indirizzo, altrimenti scriverei io stesso.

Negli ultimi due anni, nonostante i molti fastidi e le numerose lezioni private, ho raccolto il materiale per un gruppo di Note che a poco a poco preparo per la pubblicazione; una ne ho già consegnata a Cisotti per l'Istituto Lombardo. Non sono grandi cose, ma mi pare che in tutte ci sia qualcosa di utile. Purtroppo, come ti accennai più sopra, le mie condizioni di lavoro non sono ideali; ho chiesto il posto di Fubini al Politecnico, ma per quest'anno non prenderanno nessuna decisione e per l'anno prossimo la cosa è molto dubbia, e così passo mezza settimana a Milano e mezza a Torino perdendo molto tempo e non avendo né qua né là un ambiente sufficientemente comodo e raccolto. Sarei disposto a trasferirmi a Milano, ma le difficoltà per gli alloggi sono enormi e anche trovando bisognerebbe adattarsi a star peggio di qua.

Mi chiedi un giudizio sulle tue vedute sulla teoria dell'integrazione. Io non mi considero uno specialista in materia e da molti anni non mi occupo dell'argomento; quindi scusami se dirò delle ingenuità, o magari delle inesattezze. Nella mia breve carriera universitaria – una volta sola ho svolto gli integrali di Lebesgue, e lo feci col Metodo di Tonelli. Però, non vedendoci chiaro sulla convenienza di usare lo stesso metodo per più variabili, proposi la cosa come tesi di laurea ad un fuori corso, un certo Pregnolato, che ora, dopo molti anni di attività molto diverse, mi ha chiesto di prenderlo come assistente e avviarlo alla ricerca scientifica. È un giovane colto e intelligente, ma non è uno spirito semplificatore, e così il suo lavoro, scolasticamente ottimo, riuscì molto lontano dal modello.

La colpa forse non fu tutta sua; ho l'impressione che il prolungamento continuo per più variabili perda gran parte dei suoi vantaggi e si presenti anche come qualcosa di arbitrario ed innaturale. Perciò il tentativo di farne a meno, conservando la quasi continuità come punto di partenza, mi trova perfettamente consenziente. La tua osservazione, che il vecchio metodo della copertura del campo con rettangoli riesce egualmente semplice se si tratta di un qualunque insieme chiuso e limitato è un’ottima base, e mi par di vedere che il resto, anche senza prolungamento, dovrebbe filare senza complicazioni. Ci sarà naturalmente, da definire l'estensione degli insiemi aperti, che potrà ricavarsi da quella degli insiemi chiusi; e questa dall'integrale della funzione caratteristica, cioè come misura esterna di Peano-Jordan. Ho suggerito al Pregnolato di riprendere in questo senso la sua tesi per studiare poi la cosa con me; è un lavoro tu avrai già fatto, ma che voglio vedere senza preconcetti, in vista di un eventuale esposizione nel mio corso di Analisi Superiore.

La via che ora tu proponi nelle tue Note mi pare però un po' diversa, e non so se su questo ci intenderemo.

[…]

Ho sentito che con l'aiuto di Miranda e di Ghizzetti stai preparando una nuova edizione dei tuoi appunti. Ne sono lieto; è un libro pieno di ogni grazia di Dio e ha bisogno solo di maggiore omogeneità di contenuto e di metodo e di una forma più... invitante.

Un'ultima cosa, caro Mauro. Non te la prender troppo per le frecciate di Tonelli. Gli sono buon amico, ma riconosco che non è sempre equanime, e ti so dire che il suo spirito satirico non trova poi quel successo che egli forse si immagina.

Scusa il mio lungo ritardo a risponderti; ma questo va e vieni è la mia rovina. In settimana risponderò anche ad Amerio a cui farai intanto le mie più vive congratulazioni. Di nuovo, grazie tante di tutto e, in attesa di vederti presto, un abbraccio dal tuo aff.mo

Guido Ascoli