Il Parmigianino

Francesco Maria Mazzola detto il Parmigianino(Parma 1503 - Casal Maggiore, Cremona 1540) fu avviato alla pratica artistica presso la bottega degli zii paterni Michele e Pier Ilario.

L'artista esprime una precoce padronanza dei mezzi pittorici nel Battesimo di Cristo e nel Matrimonio mistico di santa Caterina d'Alessandria (1521), eseguito quest'ultimo per la chiesa di San Pietro a Viadana, località dove l'artista si è trasferito con i parenti per sfuggire alla guerra che infuriava alle porte di Parma.

Tornato in città, nel 1522 compie la sua formazione a diretto contatto con Correggio, con il quale si confronta affrescando tre cappelle in San Giovanni Evangelista, chiesa dove il più maturo maestro sta attendendo alla decorazione della cupola. Nel 1523 riceve la commissione di affrescare la "stufetta" della rocca dei Sanvitale a Fontanellato con Storie di Diana e Atteone. Si dedica attivamente anche alla ritrattistica.
Nel 1524 è a Roma al servizio di papa Clemente VII, che gli affida le decorazioni di alcuni appartamenti pontifici, mai realizzati. Di questo periodo rimangono poche opere tra cui la sofisticata Visione di San Girolamo, oggi a Londra, National Gallery.

Fuggito dall'Urbe saccheggiata dai Lanzichenecchi (1527) e trasferitosi a Bologna, si dedica ad una intensa produzione di pale d'altare e quadri di destinazione privata in cui l'interpretazione sottilmente sensuale dei moduli stilistici rinascimentali conduce a esiti ormai pienamente manieristici.
A Parma dal maggio 1531, l'artista riceve il prestigioso incarico di affrescare la chiesa francescana della Steccata ma, dopo un inizio fecondo di idee, manifesta un progressivo disinteresse.

Nell'ultimo decennio si dedica infatti con crescente passione agli studi di alchimia che lo distraggono in parte dalla produzione artistica. Compiuto al 1539 il solo sottoarco dell'abside est della chiesa, il Parmigianino viene incarcerato per inadempienza. Lo stesso anno fugge dal carcere e si trasferisce a Casal Maggiore. Le ultime opere (Madonna dal collo lungo, Cupido che fabbrica l'arco, Antea) si segnalano per la suprema, aristocratica perfezione, per l'astrazione formale, per la complessità intellettuale delle interpretazioni iconografiche.