Matematica e Pace

Costruzione della Pace: quale ruolo per la Matematica?

 

1 Introduzione

Parlare di pace è sempre critico. Da un lato c'è una certa ambiguità della parola pace, parola spesso abusata. Già se ne era accorto, nel primo secolo, Tacito che nel capitolo 30 dell'Agricola mette in bocca a un capo dei britanni, Calgaco, queste parole con riferimento ai romani: “infine, dove fanno il deserto, dicono che è la pace". Oggi le guerre vengono spesso presentate come operazioni di pace oppure interventi umanitari. Dall'altro c'è il fatto oggettivo che il termine pace ha una molteplicità di significati. Nell'ambito degli studi sulla pace, ormai presenti a livello internazionale nel mondo accademico da oltre 50 anni, si è progressivamente spostata l'attenzione da un'idea di pace negativa, come assenza di guerra o di conflitto violento, alla più ampia idea di pace positiva. Pace in quest'ultimo senso significa una situazione in cui a ciascuno e a ciascuna è assicurato “il pieno godimento di tutti i diritti e dei mezzi per partecipare pienamente allo sviluppo endogeno della società." (Mayor, 2001, p.451).

Una distinzione importante che viene fatta nell'ambito degli studi sulla Pace è quella fra violenza diretta, con le sue diverse forme, da quella fisica a quella psichica, e violenza strutturale. Mentre per la prima è usualmente ben definibile chi è che la compie, oltre che naturalmente chi la subisce, la cosa è molto meno chiara per quel che riguarda la seconda. Qui non c'è un attore preciso a cui attribuire la responsabilità della violenza, ma la violenza ha origine nelle strutture sociali, politiche, economiche o anche culturali della società. Non che non ci siano responsabilità, ma si tratta di responsabilità collettive più che individuali. Avendo così caratterizzato i diversi tipi di violenza, potremmo dire che la pace negativa si contrappone alla violenza diretta, mentre la pace positiva si contrappone piuttosto a quella strutturale. La costruzione della pace è quindi un impegno tutt'altro che banale, che va ben al di là delle azioni di intermediazione o di mediazione fra parti in conflitto e di interposizione fra belligeranti. Si tratta di un impegno che comporta la necessità di operare nella società per trasformarla profondamente, per cambiare quelle strutture da cui derivano ingiustizia e oppressione. Accettando un certo grado di schematicità, le caratteristiche di chi intende impegnarsi in questa direzione possono essere così individuate:

• un forte senso etico, un'etica che abbia l'Altro come criterio fondante;

• strumenti critici per comprendere/decifrare la realtà in cui viviamo;

• un approccio nonviolento nell'agire per cambiare questa realtà.

Il punto qui è cosa c'entri in tutto ciò la matematica. In effetti per quel che riguarda il primo punto la matematica in quanto tale c'entra poco. C'entra invece il matematico in quanto persona che vive in una data società e che con il suo comportamento può su essa intuire. E può intuire usando le sue specifiche competenze e conoscenze. Vedremo nel prossimo paragrafo il caso di un matematico che proprio in forza del suo impegno etico nei riguardi della pace riorientò tutta la sua attività scientifica.

Il secondo punto è quello in cui la matematica può avere un ruolo particolarmente significativo. Analizzare e comprendere la realtà in cui viviamo comporta la necessità di costruire modelli mentali della realtà stessa, modelli intesi come strumento di apprendimento e come strumento che guidi nell'agire per modificare questa realtà. Questo richiede capacità di analisi e di sintesi, di astrazione e di induzione. Sono proprio quelle capacità che la cultura matematica fornisce. Vedremo nel terzo paragrafo alcuni esempi di come semplici modelli matematici possono aiutare ad affrontare e discutere concetti importanti dal punto di vista della pace.

Più critico può apparire il terzo punto. I collegamenti fra matematica e nonviolenza sembrano improbabili. Ma è proprio così? Ne parleremo nel quarto paragrafo. Alcune considerazioni conclusive sono contenute nell'ultimo paragrafo.

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