Questioni di genere (quasi) cent'anni fa

In occasione della celebrazione della Giornata internazionale della donna ripercorriamo una vicenda che ha riguardato la matematica siciliana Pia Nalli (1886-1914), esemplare di quanto sia stato difficile dare a una donna di scienza il riconoscimento del suo valore.

 

La prima donna siciliana a ottenere una cattedra universitaria di ruolo fu proprio una matematica: Pia Nalli. Prima anche fra le matematiche italiane del Novecento, fu seguita da Maria Pastori (1895-1975), ordinario di Meccanica razionale all'Università di Messina, Maria Cibrario Cinquini (1905-1992), ordinario di Analisi matematica a Cagliari e professore emerito all'Università di Pavia e Maria Biggiogero Masotti (1894-1977), ordinario di Geometria presso il Politecnico di Milano, che aprirono la strada all'ingresso delle donne nell'Università italiana.

Pia Nalli

 

Pia Nalli nacque a Palermo il 10 febbraio 1886. Qui si laureò in Matematica nel 1910, discutendo una tesi assegnatale da Giuseppe Bagnera (1865-1927). L'anno seguente presentò la sua prima pubblicazione in Geometria algebrica con due note relative alla definizione del dominio del piano limitato da una curva di Jordan semplice e chiusa. Nel 1914 ottenne la libera docenza con la monografia "Esposizione e confronto critico delle diverse definizioni proposte per l'integrale definito di una funzione limitata o no" che costituiva una delle prime tecniche di diffusione dell'integrale di Lebesgue che, all'epoca, era ancora in via di formazione. Nel '23 divenne professore straordinario di Analisi a Cagliari e successivamente professore ordinario nello stesso Ateneo fino al 1927, quando si trasferì a Catania sulla cattedra di Analisi algebrica. Come ricorda il suo allievo Gaetano Fichera1 (1922-1996) nel necrologio2 della matematica siciliana: "La sua aspirazione ad insegnare nella Sua città natale, Palermo, venne sempre frustrata e fu per lei motivo di grande amarezza vedersi preferire matematici di statura ben diversa dalla Sua. Ritiratasi dall'insegnamento, non ebbe dalla Facoltà di Catania, che per trenta anni Ella aveva servito, il riconoscimento della proposta di nomina a Professore Emerito. Ma anche in campo nazionale Pia Nalli fu lasciata nel più completo oblio. Nessuna Accademia pensò di accoglierLa mai fra i suoi membri, mai fu chiamata a giudicare un concorso universitario (...), mai ebbe un incarico di distinzione e di prestigio. D'altra parte Ella possedeva l'orgoglio dell'autentico scienziato di razza, che Le impediva di mendicare i riconoscimenti e le cariche".

Henri Lebesgue

 

Tornando alla sua produzione scientifica, in seguito agli studi originali sulla teoria dell'integrazione in cui si riallacciava alle ricerche fondamentali di Borel, Lebesgue, de la Vallée Poussin, Vitali e Denjoy, negli anni successivi si occupò di Analisi reale e funzionale mentre, dal 1928 in poi, la sua attenzione si focalizzò verso il calcolo differenziale assoluto di Gregorio Ricci-Curbastro e Tullio Levi-Civita; con quest'ultimo, che le riconobbe la priorità dell'introduzione della nozione di parallelismo utilizzando proprio le coordinate geodetiche, intrattenne un vivace scambio epistolare. Sempre su questo tema pubblicò nel 1952 le "Lezioni di calcolo differenziale assoluto" che rimangono ancora oggi un esempio di divulgazione scientifica di alto livello.

Tullio Levi-Civita

 

Pia Nalli si ritirò dall'insegnamento nel '56, trascorrendo il resto della sua vita a Catania dove morì il 27 settembre 1964, quasi completamente dimenticata dalla comunità scientifica.

In effetti, nel corso della sua carriera e nonostante la valente produzione scientifica, non ricevette mai alcun riconoscimento e le difficoltà di essere donna in un ambiente fondamentalmente maschile la segnarono profondamente. Questo può giustificare certe sue intolleranze verso colleghi di cui non aveva stima e certi giudizi severi di cui resta traccia nel suo fascicolo personale3. In questo contesto si colloca la ragione della denuncia diffamante4 di Pia Nalli all'Alto Commissariato Aggiunto per l'epurazione nel corso della defascistizzazione delle amministrazioni dello Stato. Denuncia che, grazie all'intervento dell'allora Rettore dell'Università di Catania Dante Majorana5, zio del fisico Ettore, fu subito archiviata.

Università di Pavia

 

Evento emblematico dell'isolamento e della discriminazione subite da Pia Nalli, del quale si fa riferimento nella lettera di Majorana, rimane l'episodio del 1926 quando, classificatasi al primo posto per la cattedra di Analisi all'Università di Pavia, non fu chiamata per l'opposizione del Rettore in seguito a calunnie a lei rivolte. Ecco a questo proposito una lettera6 di amaro sfogo, ma ricca di acuta ironia e forte determinazione, di Pia Nalli a Tullio Levi-Civita7 (1873-1941), in cui si fa riferimento a una missiva indirizzata proprio al Rettore dell'Università di Pavia.

Cagliari, 28 febbraio 1926

CHIARISSIMO PROFESSORE,

la persecuzione indegna alla quale son fatta segno da alcuni anni, tutta a base di calunnie fantastiche, ridicole ed anonime (esempio: quella della mancanza da parte mia di qualità didattiche, finalmente sfatate dalle due ottime prove sostenute in due recenti concorsi) ha avuta un'altra manifestazione nel trattamento usatomi dalla Facoltà di Pavia.

A questa altre ne seguiranno: di ciò ho assoluta certezza, perché è pochissimo pericoloso perseguitare una donna, alla quale non sarebbe permesso nemmeno il minimo sfogo verbale, sotto pena di sentirsi dare delle pettegole. Mi si chiami pure pettegola! ho diretto al Rettore dell'Università di di Pavia la seguente lettera:

 

MAGNIFICO RETTORE

La Facoltà di Scienze della R. Università di Pavia, pur essendo io riuscita prima ad unanimità di voti in un concorso che essa ha chiesto, concorso giudicato da cinque membri tra i quali essa era autorevolmente rappresentata dal Suo Chiarissimo Preside, Prof. Lui Berzolari, non ha creduto di concedermi l'alto onore di farne parte. Non mi rimane che aspettare giustizia dal tempo, che si è dimostrato mio buon amico in tante altre occasioni. Cito due soli casi. A 17 anni, non avendo altra aspirazione che di diventare una maestra elementare, mi venne rifiutato un posto di maestra di villaggio! Pensare che ho rischiato di insegnare il sillabario per tutta la vita! Pochi mesi prima di vincere il primo concorso universitario (ora ne ho già vinti quattro, tutti quelli ai quali ho avuto il diritto di presentarmi) riuscii la 44a in un concorso speciale a cattedre di Scuole Normali! In quell'occasione la commissione giudicatrice, molto amante della semplicità (una commissione veramente sempliciona) tenne un semplicissimo criterio di discriminazione: contò gli anni di servizio, ed io non ero sufficientemente vetusta per aspirare ad uno dei primi posti.

Non conosco il criterio discriminativo tenuto dalla Facoltà di Pavia, sarà forse stato pure un criterio di misura? Forse misura non di tempo, ma di spazio? Il sistema (C.G.S.) mi avrà giocato un altro brutto tiro? Forse, pur essendo grassottella anziché no, non avrò raggiunti due metri di circuito addominale, richiesto come minimo dalla Facoltà ai professori di Analisi infinitesimale?

Ho anche saputo che qualcuno della Facoltà mi ha fatto delle accuse di indole politica: è proprio il caso di domandare, con Angelo Musco: "chi ve l'ha raccontata questa favola?" Sappia la Facoltà che quando non mi occupo di scienza, lavoro la maglia come faceva la mia nonna, o mi occupo in qualche cosa di equivalente: mai e poi mai ho fatto della politica, e mai ne farò. Quel qualcuno che mi ha accusato mi faccia conoscere esattamente il Suo nome, e riceverà in dono un bellissimo berretto da notte, ricamato dalle mie proprie mani.

Per riguardo al ricamo, deciderò quando avrò informazioni precise sul mio accusatore.

Se egli è brutto, sul berretto, un bel ricamo a punto di Assisi permetterà di leggere:

"Non mi baciate".

Se è vecchio:

"Non voglio baci".

Se è vecchio e brutto i ricami saranno due.

Se è giovane e bello si leggerà:

"Sono con le donne crudo"

e poi vi saranno tante lagrime... di tante donne... e le più grosse saranno le mie!

In ogni caso il dono del berretto sarà accompagnato con le quattro lettere cabalistiche:

V. A. M. A.

Col più profondo e deferente ossequio, mi dico

Dev.ma

Pia Nalli

rifiuto dell'Università di Pavia

della R. Università di Cagliari.

Con ossequio.

Pia Nalli

 

 

Note

1. Professore ordinario di Analisi presso le Università di Trieste e Roma, fu socio dell'Accademia Nazionale dei Lincei e dell'Accademia Nazionale delle Scienze (detta dei XL). La sua produzione scientifica è rivolta a numerosi settori dell'Analisi e delle sue applicazioni e alla storia della Matematica italiana del Novecento.

2. Bollettino UMI, (3) vol. XX (1965), n. 6, pp. 544-549 (G. Fichera).

3. ACS, MPI, Dir. Gener. Istr. Super., Fascicoli Personale Insegnante, 2° versamento, b. 105.

4. Pia Nalli non partecipò mai attivamente alla vita politica e fu molto critica nei confronti del fascismo.

5. Professore ordinario di diritto amministrativo e politico. Era stato preside della Facoltà di economia nel biennio 1943-44 e rettore dal 1944 al 1947.

6. Cfr. P. Nastasi-R. Tazzioli, "Calendario della corrispondenza di Tullio Levi-Civita (1873-1941) con appendici di documenti inediti", Quaderni PRISTEM, 1999, pp. 386-388.

7. Professore ordinario di Meccanica razionale nelle Università di Padova e Roma, fu socio dell'Accademia dei Lincei e di quasi tutte le altre Accademie italiane, di quella Pontificia e di molte estere. Nel 1922 fu insignito della Medaglia Sylvester della Royal Society. Levi-Civita fu vittima delle persecuzioni razziali del 1938 e allontanato dalla cattedra, ma rimase a Roma fino alla morte nonostante avrebbe potuto facilmente trovare sistemazione all'estero. Fra i contributi più importanti da lui apportati alle svariate teorie di cui si occupò ricordiamo quelli sulla stabilità del movimento, sulla regolarizzazione del problema dei tre corpi, sui fondamenti della Relatività, sull'idrodinamica, sui potenziali dipendenti da due sole coordinate e il cosiddetto "parallelismo di Levi-Civita" che ha dato origine a nuovi studi di Geometria differenziale.

 

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