A Pisa si raccontano le "Balle di Scienza"

La storia della Scienza non è fatta solo di grandi scoperte, ma spesso di cantonate, bizzarrie, vere e proprie bufale… insomma di errori! Proprio a quest'ultimi è dedicata la mostra "Balle di Scienza, storie di errori prima e dopo Galileo" inaugurata lo scorso 22 marzo a Pisa negli spazi di Palazzo Blu.

Promossa dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dall'Università di Pisa e dalla Scuola Normale Superiore, nella ricorrenza del 450.esimo anniversario della nascita di Galileo Galilei, la mostra – che resterà aperta al pubblico sino al prossimo 29 giugno – racconta come gli abbagli e gli errori accompagnano inevitabilmente la sfida dell'uomo verso la conoscenza del mondo. Il metodo scientifico, inaugurato da Galileo, ci aiuta a correggere i nostri abbagli ma non può però evitarli. Nel suo cammino l'uomo ha accumulato grandiose scoperte e clamorose sviste, imparando a mettere in discussione lo stesso metodo della scienza, senza dogmi. Come ci veniva detto da piccoli: "sbagliando si impara!".

L'allestimento propone un percorso fra i tanti "errori", come la storia del flogisto e dell'etere, misteriosi elementi rivelatisi poi inesistenti, o le fortunate casualità che portarono Fleming a isolare la penicillina e Becquerel a scoprire la radioattività. Il percorso espositivo è ricco di exhibit e installazioni interattive come il "Muro tolemaico", grande videoinstallazione artistica che racconta la scienza dell'osservazione del cielo dagli antichi al medioevo, il "Dono della massa", installazione interattiva sul bosone di Higgs e il "Naso di mio padre", suggestiva illusione ottica che sfrutta il fenomeno dello specchio gravitazionale. La mostra è inoltre corredata da un'offerta di laboratori didattici per le scuole, dalle elementari alle superiori.

Per meglio capire le ragioni della mostra, abbiamo incontrato Vincenzo Napolano dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, divulgatore scientifico e curatore - insieme a Franco Cervelli - dell'esposizione.

 

Caro Vincenzo, nel pensiero comune la Scienza è infallibile e non c'è spazio per l’errore; con la mostra Balle di Scienza invece vengono presentati alcuni errori celebri che hanno costellato la storia della Scienza, mostrando come questo sia una tappa fondamentale nell'avanzamento della cultura scientifica. Come nasce l'idea di dedicare una mostra agli errori?

Il titolo della mostra nasce dal commento "!Balle!" che Enrico Fermi scrisse sul quaderno di laboratorio di Via Panisperna, a margine di una misura sbagliata di irraggiamento del nickel con neutroni. In generale però l'idea che sta alla base della mostra è quella di raccontare come gli errori siano un ingrediente fondamentale del procedere della scienza: il metodo inaugurato da Galileo, più di quattro secoli fa, ci permette fare ipotesi azzardate e ardite e di sbagliare, ma soprattutto di accorgerci degli errori e riuscire a superarli. Infine l'altro aspetto che ci ha spinto a raccontare gli errori, era mettere mostrare al pubblico cosa accade, quando la scienza che sbaglia, arriva sui media. E come il cortocircuito tra scienza e media nella nostra epoca di comunicazione globale sia complesso e difficile da decifrare.

 

La storia dell'errore può diventare un nuovo punto di vista da cui leggere l'evoluzione del pensiero scientifico?

Porre enfasi sugli errori porta a guardare con maggiore attenzione il metodo. A scuola spesso ci hanno insegnato a guardare alla storia della scienza, come una lunga serie di scoperte e di successi. In realtà a queste conoscenze si è arrivati con un percorso tortuoso e talvolta contraddittorio. Esserne consapevoli significa aver catturato il vero significato del metodo scientifico, che ci spinge ad essere critici e mettere in discussione anche ciò che ci sembra assodato e 'certo'. Del resto in ogni epoca storica i risultati raggiunti, per quanto siano un valore di conoscenza, aprono nuove sfide e percorsi al progredire delle conoscenze.

 

Al giorno d'oggi siamo bombardati da notizie spesso poco fondate, sentiamo parlare di "fusione a freddo" o cure mediche miracolose. Secondo te esiste una classificazione dell'errore? E quando un errore può essere considerato una vera e propria "bufala" scientifica?

Il rapporto tra scienza e media è complesso e a questa relazione è dedicata un'area della mostra in cui si raccontano cinque storie, che oggi la comunità scientifica ha archiviato come errori o bufale: la fusione fredda, la memoria dell'acqua, i presunti risultati di Séralini sugli OGM, i neutrini più veloci della luce e la tesi per cui vaccini causano alcune forme di autismo. Tutte storie che rappresentano un corto circuito fra scienza e media. Ciascuno di questi episodi è però diverso dall’altro. Il caso dei vaccini fu una vera frode scientifica portata avanti da Andrew Wakefield, quasi vent'anni fa, per ottenere guadagni attraverso le cause intentate alle cause farmaceutiche; nonostante fu radiato dall'albo dei medici e le sue tesi furono rigettate, ancora oggi, a causa della forte esposizione mediatica, queste idee trovano una sorta di legittimazione per la loro presenza in rete o sul web. Completamente diverso è il caso dell'annuncio che i neutrini avevano raggiunto una velocità maggiore di quella della luce; in questo caso si tratta di un errore sperimentale, che è stato però rivelato e confutato dagli stessi scienziati, applicando con rigore le "regole" del metodo. Si può discutere se e quanto sia stata opportuna la comunicazione di un risultato ancora "incerto", ma la trasparenza della scienza non è stata intaccata. Ogni storia è un caso a sé ma tutte evidenziano la complessità del rapporto tra scienza e media. L'antidoto probabilmente è raccontare la scienza sempre di più nei media e sulla rete, ma con più sfumature, senza paura degli aspetti anche controversi del suo percorso.

 

La mostra è anche un'occasione per celebrare i 450 anni dalla nascita di Galileo Galiei. In che modo la figura di Galileo è stata uno spartiacque nelle tecniche di indagine scientifica?

Galileo è naturalmente una figura centrale nella storia della scienza. Nel nostro racconto si evidenzia come Galileo rappresenti il salto di qualità nel modo con cui la scienza procede per raggiungere una conoscenza condivisa. L'esposizione si apre infatti con una sezione che riporta le "balle" degli antichi, dall'idea che la terra fosse piatta alla convinzione che il fegato fosse l'organo vitale, evidenziando sia che queste conoscenze sono state un punto di partenza per lo sviluppo della ricerca successiva, sia il loro carattere dogmatico dovuto all'assenza di un metodo scientifico. Invece con l'avvento di Galileo, le tappe della ricerca scientifica furono codificate in un vero e proprio metodo che prevede: l'osservazione, la formulazione dell'ipotesi, la verifica sperimentale e l'interpretazione matematica del fenomeno. In questo Galileo rappresenta lo spartiacque, ha contribuito a costruire uno strumento di conoscenza fondamentale, nel nostro tentativo di avvicinarci a una visione certa e oggettiva del mondo intorno a noi.

 

(Intervista a cura di Jacopo De Tullio)