L'America dimenticata

Year: 2013
Quando pensiamo all'America la prima data che ci ritorna in mente è il 12 ottobre 1492, quando Cristoforo Colombo sbarcò su un'isola dei Cairaibi e da lì iniziarono tutti i rapporti con le civiltà indigene americane. Ma nel suo ultimo libro, Lucio Russo (docente di storia della Scienza presso l'Università di Roma Tor Vergata), indagando fra le pieghe della storia della Geografia, ha evidenziato che già gli antichi Greci conoscevano latitudini e longitudini di località dell'America centrale.

L. Russo

L'America dimenticata

Mondadori Università, Milano, 2013

pp. 272; euro 18,00

 

Quando pensiamo all'America la prima data che ci ritorna in mente è il 12 ottobre 1492, quando Cristoforo Colombo sbarcò su un'isola dei Caraibi e da lì iniziarono tutti i rapporti con le civiltà indigene americane. Ma nel suo ultimo libro, Lucio Russo (docente di storia della Scienza presso l'Università di Roma Tor Vergata), indagando fra le pieghe della storia della Geografia, ha evidenziato che già gli antichi Greci conoscevano latitudini e longitudini di località dell'America centrale.

Tornando a ritroso all'inizio di questa storia, arriviamo al matematico Eratostene di Cirene che nel III secolo a.C. aveva calcolato le dimensioni della Terra con un margine di errore di solo l'1% rispetto alle dimensioni effettive. Ma quattro secoli dopo Eratostene, l'astronomo e geografo Claudio Tolomeo rimpicciolì la Terra, calcolando una circonferenza del 29% inferiore rispetto a quella di Eratostene. L'estremo occidentale del mondo sono quelle che Ipparco, nel II secolo, aveva chiamato "Isole Fortunate" e che Tolomeo fece coincidere con le attuali Canarie. Ma come spiegare questo errore di Tolomeo? Secondo Russo, l'unica spiegazione è che all'epoca di Ipparco, per "Isole Fortunate", si intendessero le Piccole Antille nei Caraibi.

Questi possibili contatti spiegherebbero anche i numerosi parallelismi nello sviluppo di molte attività nel Vecchio e nel Nuovo Mondo: agricoltura, allevamento, metallurgia, nascita delle città, scrittura e il concetto di "zero". Altri indizi di un qualche possibile contatto precolombiano sono le tracce della presenza di gallinacei (animali di origine asiatica) in Mesoamerica prima che li portassero gli spagnoli e la presenza in statue e mosaici romani del III secolo d.C. di diverse raffigurazioni di ananas, frutto endemico del Sud America. Il motivo per cui queste rotte furono abbandonate per molti secoli sino all'arrivo di Colombo è, nell'analisi di Russo, che le rotte per l'America, già individuate dai Cartaginesi nel 146 a.C., andarono distrutte con la devastazione di Cartagine da parte dei Romani.

Questo volume getta dunque nuova luce su molti aspetti della Storia. Da una parte mostra come il crollo delle conoscenze che investì il mondo mediterraneo all'atto della conquista romana sia stato ben più profondo di quanto in genere si creda. Dall'altra apre nuovi possibili scenari, lasciando intravedere la possibilità di sostituire all'idea dominante dell'evoluzione indipendente e parallela delle civiltà, una unica storia, connessa sin dall'antichità.