La scomparsa di un amico

Scrivere di Corrado Mangione è una cosa facile, perché era una persona aperta e cordiale. Ma scrivere di Corrado è anche difficile, perché era una persona ricca e complessa, che non si può intrappolare in qualche schema. E poi, scrivere di Corrado Mangione è doloroso, perché è scom­parso in questi giorni, ma è anche un conforto perché l'ho conosciuto ed è stata una bella cosa.

Era un giorno d'aprile del 1971, lo ricordo bene, quando l'ho incontrato per la prima volta a un seminario di logica in via Festa del Perdono. Io ero interessato a lui per via di un mio progetto editoriale e non prestavo la minima attenzione al seminario. Aspettavo che si concludesse e, facendo finta di niente, lo studiavo. Lui annuiva, si rivolgeva sottovoce ai vicini, ogni tanto rideva sotto i baffi, rilassato e disponibile.

L'idea che fosse una persona piacevole era immediata. Mah! Le prime impressioni! Chissà quanto sono vere? E con la fiducia di quando si è giovani ero soddisfatto di quell'incontro. Continuo a pensare che bisogna dar credito a quei tenui ed invisibili fili che ci legano talvolta a qualcuno o a qualcosa, e lasciar perdere le analisi troppo rigorose. Almeno in qualche occasione. Corrado poi, già affermato – un autentico professore, con allievi, seguito e un grande credito nel mondo scientifico – questi sottilissimi fili che attraggono li tesseva inconsapevole, con ogni sguardo e ogni sorriso.

Non fu solo la logica l'argomento che poi ci fece incontrare altre volte, a seminari congiunti, fra noi di matematica e loro – i filosofi. Furono casomai occasioni più ufficiali, come qualche conferenza - ricordo una volta in Bocconi - o di tipo editoriale, che discutevamo a casa sua, là alla fiera di Sinigallia, e poi in via Pisacane. Poi non ho seguito i suoi spostamenti e ci siamo un po' persi di vista. Ah, ma che festa ritrovarlo inaspettatamente a una riunione del Pristem. Un abbraccio, qualche ricordo durante il pranzo e l'intesa di ritrovarci presto. Le solite promesse, fatte con il cuore, ma che poi la mente e gli impegni impediscono di realizzare.

Cosa ho imparato non lo so. A prendere le cose sul serio ma con allegria, a essere impegnati ma con il necessario distacco dell'ironia, a occuparsi sempre delle opinioni altrui pur avendo grande fiducia nelle proprie.

Altri metteranno in luce gli aspetti scientifici e organizzativi, la cultura che si alimentava della sua grande umanità. Io ho da offrire a chi legge soltanto qualche tenue immagine, racchiusa nella mente, di una persona speciale.