Ernesto Cesàro

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Ernesto Cesàro era nato a Napoli il 12 marzo 1859; è morto tragicamente a Torre Annunziata (Napoli) il 12 settembre 1906.

Ebbe gioventù difficile a causa di rovesci finanziari della sua famiglia, originariamente agiata e studiò pertanto irregolarmente in Italia (Napoli e Roma), a Parigi e nel Belgio (Liegi), dove fu subito molto apprezzato da Eugène Catalan. Tornato in Italia (Roma) grazie ad un aiuto finanziario del comune di Torre Annunziata – luogo d'origine della sua famiglia – nel 1886 ottenne, per concorso, la cattedra di Analisi algebrica all'Università di Palermo, nonostante non avesse ancora la laurea, che gli fu poi conferita praticamente ad honorem. Nel 1891 passò all'Università di Napoli (per il Calcolo infinitesimale) che, nel momento della tragica morte (morì in mare tempestoso, nel vano tentativo di salvare un figlio in pericolo), si accingeva a lasciare per andare ad insegnare Meccanica razionale a Bologna, "forse anche per sottrarsi ad un ambiente che gli aveva procurato non poche amarezze". (Alfredo Perna, suo ex assistente).

Cesàro è stato uno dei più geniali matematici italiani dell'ultimo secolo. Ha spaziato con grande padronanza nei più svariati campi della Matematica, lasciando, nonostante la prematura morte, oltre 250 lavori e alcuni bellissimi trattati, che divennero rapidamente celebri. A proposito di quello di Analisi algebrica, Charles Hermite gli scrisse: "Vous avez trouvé le sécret de dépouiller la science des difficultés ... votre livre se lit sans aucun effort, mérite précieux, toujours rare, dont Gauss et Jacobi ont donné d'admirables exemples ...".

Ernesto Cesàro

 

Oggi Cesàro è, forse, ricordato soprattutto per il suo classico metodo di sommazione delle serie. Tuttavia egli teneva forse di più alla sua opera di pioniere nel campo della Geometria intrinseca nonchè in quello, ancora più importante, dell'Aritmetica asintotica. "A contatto dell'altrui pensiero, non si piegava a seguirne il corso; ma reagiva fortemente con nuove vedute, con nuove impostazioni, e, quindi, con procedimenti più semplici e più rapidi, con generalizzazioni più feconde di risultati". (Alfredo Perna).

Fu socio dell'Accademia dei Lincei, di quella di Napoli, della Società Reale di Liegi ecc. ma, in vita, fu forse più apprezzato all'estero che in Italia, non appartenendo a "scuole" ed anche per certe angolosità connesse all'inflessibile dirittura del suo carattere.

Necrologio: Rend. Acc. Sci. Napoli, (3) 12 (1906), pp. 358-375 (P. Del Pezzo); Bollettino UMI, (3) 11 (1956), pp. 457-466 (A. Perna).

Opere: In 3 voll. a cura dell'UMI.